L'idroterapia e la riabilitazione in acqua sono entrate da pochi anni a far parte dei protocolli di riabilitazione in campo ortopedico e sportivo. Nonostante ciò, sin dal momento della loro introduzione, hanno registrato un crescente consenso sia da parte di medici e fisioterapisti, sia da parte dei pazienti. In effetti negli ultimi trent'anni la terapia in acqua, conosciuta già dall'antichità, si è integrata sempre più nei percorsi di recupero tradizionali. Oggi, grazie anche ai suoi numerosi successi, possiamo finalmente affermare che tale forma di riabilitazione motoria è divenuta, a pieno titolo, parte integrante di molti percorsi riabilitativi.
Facciamo un ripasso di Fisica?
Il Principio di Archimede: un corpo immerso in un liquido riceve una spinta idrostatica dal basso verso l'alto pari al peso del liquido spostato. Di conseguenza quando ci si immerge fino all'ombelico il nostro peso si riduce, apparentemente, di circa il 50% per diminuire sino al 90% quando l'immersione raggiunge le spalle.
Questa spinta permette di riprendere prima gli esercizi di deambulazione alleggerendo il peso gravante sulle articolazioni e migliorando l'irrorazione del tessuto cartilagineo. In acqua si ha una minore attivazione dei recettori che controllano il tono posturale, nei muscoli spinali c'è una riduzione della tensione da 1,8 kg/cm² in aria a 0,79 kg/cm². Grazie a questo principio possiamo fare recuperare lo schema motorio del cammino prima di quanto si possa fare in palestra ottenendo una migliore e più precoce rieducazione al movimento.
Reazione Viscosa: è la reazione che un liquido oppone ad un corpo che si muove al suo interno (resistenza). L'acqua è infatti più densa dell'aria e per questo motivo fornisce una maggiore resistenza al movimento. Grazie a questo principio possiamo rinforzare la muscolatura senza adoperare sovraccarichi e pesi aggiuntivi. Tale resistenza aumenta all'aumentare della velocità dei movimenti e alla superficie del segmento corporeo che vogliamo spostare. Per questo se stringiamo tra le mani oggetti con superfici più o meno grandi, a parità di densità, possiamo modulare la difficoltà dell'esercizio a nostro piacimento.
Pressione idrostatica: dipende dal livello dell'acqua (aumenta all'aumentare della profondità). Tale pressione viene esercitata perpendicolarmente in ogni punto della superfice corporea migliorando l'equilibrio e la propriocezione (capacità di regolare la postura grazie al coordinamento di una risposta motoria adeguata alle variazioni esterne). L'allenamento propriocettivo è, non a caso, uno degli aspetti più importanti della riabilitazione. La pressione idrostatica rende inoltre l'acqua un ottimo mezzo di condizionamento aerobico migliorando l'efficenza del sistema digestivo (soprattutto renale), respiratorio e cardiovascolare.
Temperatura: il calore aumenta la vascolarizzazione dei tessuti grazie allo stimolo diretto ed indiretto sulla vasodilatazione. Solitamente l'acqua delle vasche riabilitative viene mantenuta ad una temperatura leggermente superiore (31-35°C) rispetto alle piscine tradizionali. Ciò consente di sfruttare a pieno le proprietà vasodilatanti del calore che migliora l'ossigenazione dei tessuti favorendo il recupero muscolare anche da stati irritativi cronici come la lombalgia (grazie all'azione combinata di calore e pressione idrostatica il flusso di sangue al muscolo aumenta infatti del 225% quando ci si immerge sino al collo). La temperatura dell'acqua dovrebbe essere sempre mantenuta a tali temperature per allontanare il rischio di eventuali attacchi cardiaci in soggetti predisposti.
Per la parte pratica della lezione vi aspettiamo nella nostra piscina terapeutica nella nostra Sede di Solesino! (INFO 0429770989)
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