“Costruiamo una torre?”
“Giochiamo insieme? Facciamo finta che tu sei la figlia e io la mamma?”
“Diamo da mangiare anche all’orsacchiotto?” …
A chi non è capitato che un bambino chiedesse di giocare con lui?
O magari, pensandoci bene, tanto tempo fa siamo stati proprio noi a chiedere ad un adulto di fare questi giochi con noi.
Infatti il gioco rappresenta per il bambino il linguaggio preferito con il quale esprimere sé stesso, le proprie emozioni, comunicare, sperimentare ed anche apprendere.
Senza accorgersene, il bambino durante il gioco esercita numerose competenze fondamentali per il suo sviluppo: motorie, linguistiche, cognitive, comunicative, sociali, affettive e morali.
A seconda dell’età (e del corrispondente sviluppo motorio, cognitivo e sociale) varia anche la tipologia di gioco adottata dal bambino o che va proposta/condivisa dall’adulto partecipante:
Mediante questo processo ciclico di scoperte, controllo e utilizzo delle conoscenze in situazioni diverse, il bambino fa esperienza e rinforza le sue acquisizioni, allenando e memorizzando le soluzioni che adotta, utili alla risoluzione dei suoi problemi: in una sola parola, apprende.
“L’apprendimento è un processo intellettivo attraverso il quale la persona acquisisce conoscenze sul mondo, che successivamente, utilizza per strutturare e orientare il proprio comportamento in modo duraturo” (Ernest Hilgard, 1971).
L’apprendimento comporta quindi un cambiamento permanente nel comportamento, in quanto influisce sulla riorganizzazione (plasticità) del Sistema Nervoso Centrale, con vere e proprie modificazioni anatomiche e neurofisiologiche.
Come si inserisce il gioco nella Riabilitazione Pediatrica?
Anche in caso di intervento fisioterapico, il gioco continua a rappresentare il canale più facile ed immediato per coinvolgere il bambino nell’attività terapeutica.
Il Fisioterapista, mediante il gioco guidato e condiviso, può favorire l’apprendimento motorio:
il tutto finalizzato al raggiungimento degli obiettivi definiti nel programma riabilitativo al momento della presa in carico, dopo accurata osservazione e valutazione.
E’ importante quindi sottolineare che “Solo una partecipazione attiva produce cambiamenti su controllo motorio e apprendimento, mentre un’imposizione passiva di postura e di movimento non ha alcun valore pratico” (Brooks, 1986).
Federica Castellano,
Fisioterapista dell’area pediatrica EQUIPE Solesino
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